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12ª edizione - 1987 |
I CONTI DI VENTIMIGLIA RIVISITANO LA LORO CITTA' (X - XV SECOLO) |
Apprendiamo dal Rossi che essi vivevano nel loro castello di Ventimiglia, presiedendo all' amministrazione della giustizia e provvedendo al governo dei singoli paesi del loro vasto territorio (la contea si estendeva da Monaco all' Armea, sconfinando a nord nell' attuale Cuneese) con l'aiuto di visconti e castellani. Gli storici non sono mai riusciti, tuttavia, a stabilire con certezza quando e da chi venne istituito il contado, nonché a definire la provenienza dell'illustre stirpe che ne fu investita. Il personaggio più antico, la cui esistenza è confermata da documenti storici, è il conte Guido che, nel 954, al momento di partire per una guerra, dona la chiesa di S. Michele in Ventimiglia e il Castello di Seborga ai monaci di Lerino, ordinando però che nella chiesa si innalzi il suo sepolcro e attiguo ad essa si edifichi un ospedale per gli infermi affetti dal fuoco di S. Antonio. Ottant'anni dopo troviamo fra i suoi discendenti i conti Corrado ed Ottone. Questi, assieme alla madre Adelaide e alle rispettive mogli, Armelline e Donella, continuano nelle loro elargizioni all'abbazia di Lerino. Cedono, tra l'altro, il monastero di S. Michele e un'isoletta (i Goretti) posta lungo il fiume Roia in vicinanza di alcuni mulini. Nel secolo successivo emerge in particolar modo la figura del conte Guido Guerra, uno dei più prodi cavalieri alla corte dell'imperatore Barbarossa e da questi spesso destinato ad importanti e delicate ambascerie. Sovente lontano da casa, egli è particolarmente prodigo di libertà verso i consoli ventimigliesi e sempre in ottimi rapporti con i suoi sudditi. Pare che, entro le mura della nostra città, egli si riservasse soltanto il diritto di possedere una abitazione, un forno ed una vigna. Con il passare del tempo l'albero genealogico si infoltisce per dividersi poi in numerosi rami. Poiché troppi sono i personaggi degni di essere ricordati, ne citiamo alcuni anche se molto succintamente. Enrico I, capostipite dei signori della valle di Oneglia, stabilisce il suo dominio nel distretto di Albenga, grazie ad una permuta stipulata con Raimonda, consorte di Raimondo di Roccabruna (1217). Oberto, signore di Badalucco, nel 1215 affranca dalla servitù gli uomini di Cipressa e nel 1241 viene ad accordi e concessioni con gli abitanti di Montaldo. In seguito, però, commette alcune imperdonabili sciocchezze; diventa così inviso ai suoi sudditi che, alla morte, i figli Bonifacio e Verana finiscono con il vendere tutti i possedimenti al Comune di Genova ed a nobili famiglie genovesi. Guglielmo Pietro I, signore di Tenda, Briga, St. Agnes e Gorbio, consorte di Eudossia Lascaris, figlia di Teodoro II, imperatore d'Oriente e capostipite dei Ventimiglia Lascaris. Fra i membri della sua numerosa progenie figurano, tra gli altri, Ludovico Lascaris, signore di Briga, prima monaco, quindi sposo di Tiburgia di Boglio, delizioso poeta provenzale e stimato capitano al servizio di Giovanna d'Angiò; l'infelice Beatrice di Tenda, vedova del condottiero Facino Cane e sposa in seconde nozze di Filippo Maria Visconti che la farà ingiustamente giustiziare nel 1418, ed infine, l'unica figlia di Giovanni Antonio, ultimo discendente maschio della casata, la contessa Anna, che nel 1598 andrà sposa a Renato Filiberto detto "il gran Bastardo di Savoia". Enrico II, capostipite dei Ventimiglia di Sicilia, che, militando sotto le insegne di re Manfredi, è da questi investito del contado di Isola Maggiore nel Regno di Napoli e sposa Isabella dei Conti di Gerace. Il Conte Emanuele che dà origine ai Ventimiglia, signori di Verdière, e fra i cui eredi, meglio conosciuti co] nome di Ventimiglia dei Visconti di Marsiglia, figureranno nei secoli successivi il conte Francesco, stipite dei baroni di Luc (1587); Carlo Gaspare, vescovo di Marsig]ia, arcivescovo d'Aix e di Parigi, duca di St. Cloud e Pari di Francia e Felicita di Mally, detta Madamigeli a di Ventimiglia, favorita del re Luigi xv. |