32ª edizione - 2008 |
VENTIMIGLIA E IL BANCO DI SAN GIORGIO (1514 – 1562) |
Si tratta di una pagina della storia ventimigliese in cui gli elementi negativi prevalgono su quelli positivi, a conferma delle difficoltà di ogni genere che la nostra città ha attraversato anche in quel tormentato periodo, per il suo secolare destino di luogo di “frontiera”. Nel 1513 finalmente la Repubblica di Genova si libera della servitù del Re di Francia, Luigi XII°, lacerata dalle fazioni interne, e in un momento di crisi, decide di affidare l’amministrazione di Ventimiglia al Banco di San Giorgio in quanto considerata, insieme a Pieve di Teco e Sarzana, una delle “porte “del Dominio genovese. Il 6 novembre del 1513 il Consiglio Generale ventimigliese approva la proposta di cessione della città al Banco di San Giorgio e, con delega formale del 10 gennaio 1514, invia, a Genova, un’Ambasceria formata da: Pietro SPERONE, illustre giureconsulto, Matteo MASSA, Gio Batta OLIGNANI, Santino GALLEANI e Gervasio LAMBERTI, tutti cittadini ventimigliesi e Giacomo RONDELO, Michele APROSIO e Giovanni GIBELLI, rappresentanti delle Ville e del Distretto, incaricata di concordare e sottoscrivere l’atto di sottomissione. Le trattative con la Repubblica di Genova richiesero qualche settimana ed il 20 febbraio 1514 il Doge, Ottaviano FREGOSO, nel palazzo ducale, assistito dal Consiglio degli Anziani, con atto del notaio Gerolamo LOGIA, cedeva la sovranità della Città di Ventimiglia al Banco di San Giorgio. Successivamente il 23 febbraio, nel Palazzo del Banco di San Giorgio, con l’intervento dei Magnifici Protettori delle Compere nelle persone di Melchione DEL MAGISTRO, Priore, Antonio SAULI, Lorenzo DE MARINI, Pietro LERCARI, Giobatta DE FORNARI e Gerolamo DORIA, i rappresentanti di Ventimiglia sottoscrissero l’atto con cui veniva sancita la sottomissione della città al Banco si San Giorgio, alle seguenti condizioni: 1) – La Città di Ventimiglia pagherà ogni anno il tributo di tremila lire genovine. 2) – Ogni anno sarà inviato un Podestà o Capitano, cittadino genovese, che non potrà pretendere un onorario maggiore del consueto, il quale sarà sindacato al termine della sua gestione. 3) – Nessun cittadino potrà essere chiamato in giudizio fuori della città. 4) – Il provento delle condanne sarà equamente ripartito fra la città, l’ufficio di San Giorgio e il Capitano. 5) – La città potrà fare statuti purchè approvati dall’ufficio di San Giorgio. 6) – I frutti e le mercanzie che si esportano non pagheranno gabella. 7) – E’ severamente vietato agli Ufficiali della Corte di esercitare commerci né per essi, nè per mezzo d’altri. 8) – Niun cittadino potrà esser detenuto, se non nelle carceri di Ventimiglia, salvo il caso di un delitto di stato. Fra i testimoni alla firma dell’atto era presente anche Matteo PORTA, giovano notaio del Banco, al quale, dopo solo quattro giorni, venivano consegnate dai Protettori delle Compere istruzioni segrete e lettere credenziali di Commissario straordinario inviandolo a Ventimiglia a prendere possesso della città ed a curare ogni questione relativa al passaggio delle consegne dai funzionari governativi colà residenti. L’11 marzo PORTA, giunto nella nuova sede, consegna le credenziali al Capitano Giovanni DA PINO, che fino ad allora aveva retto le sorti della comunità intemelia per conto del governo dogale di Genova. Una volta ottenuto il controllo del Castello della Colla o Cavo, con l’insediamento nello stesso di una guarnigione di 8 uomini armati, il Commissario PORTA ottiene che il Parlamento cittadino si riunisca, in pubblica e plenaria adunanza, per la ratifica dell’accordo stipulato a Genova. Il 19 marzo del 1514 sul sagrato della Cattedrale avviene la cerimonia di giuramento di fedeltà al Banco di San Giorgio da parte di 1511 “habitatores” di Ventimiglia e Ville circostanti, costituenti l’intera “communitas et universitas” intemelia; testimoni presenti al giuramento erano, oltre al Commissario PORTA, anche mastro Gregorio GIOARDO, cittadino genovese, Bartolomeo SCATO di Pieve di Teco e Bianchino DE SPECIA, cavalerio. L’atto ufficiale venne steso dai notai ventimigliesi Giovanni BALAUCO “civis aureliensis” e Ottavio Rossi. Pochi giorni dopo e precisamente il 31 marzo PORTA terminava il suo mandato in Ventimiglia passando le consegne ai nuovi amministratori della Comunità Intemelia nelle persone di: Baldassarre DORIA, Capitano e Podestà; Antonio DA STAGLIENO, Cancelliere; Luca DA PASSAGGIO, Cavalerio; Tommaso DE SIGNORIO, Castellano ed Antonio DE GIUDICI, Sottocastellano. Iniziava così il periodo della tutela amministrativa e finanziaria del Banco di San Giorgio Su Ventimiglia e Ville che durò, fra alterne fortune, fino al 1562.
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